lunedì 27 febbraio 2006

Ingegneria...

Il tecnico chiamato arriva per riparare il computer guasto. Seduto di fronte allo schermo, preme un paio di tasti, asserisce con la testa, mormora qualcosa a se stesso e spegne il computer. A quel punto estrae un piccolo cacciavite dalla tasca e da' un giro e mezzo ad una minuscola vite. A questo punto, accende il computer e verifica che funziona perfettamente.



Il presidente dell'azienda e' felicissimo e si offre di pagare il conto immediatamente.

"Quanto le devo?" chiede.

"Sono Mille Euro, grazie" risponde l'ingegnere.

"Mille Euro? MIlle Euro per pochi minuti di lavoro? Mille Euro per stringere una semplicissima vitina? Mi rendo conto che il computer vale 50.000 di Euro, ma mille Euro mi sembra una cifra veramente esagerata. Pagherò solamente se mi manderà una fattura dettagliata che giustifichi una cifra del genere." controbatte il Presidente

L'Ingegnere acconsente con un cenno e se ne va.


Il mattino dopo il presidente riceve la fattura, la legge attentamente, asserisce con la testa e la paga immediatamente, senza una lamentela.

La fattura diceva:

Servizi effettuati:
- Avvitamento di una vitina: EURO 1
- Sapere quale vitina avvitare: EURO 999

RICORDATI: SI GUADAGNA PER QUELLO CHE SI SA, NON PER QUELLO CHE SI FA.



Quanto vero......

Piccoli auguri per una grande amica

E oggi si cresce, vero nina? Com'e' aggiungere un altro cerchio, un altro numero? Auguri, questo ti dico. E ti chiedo di rimanere sempre cosi', la mia piccola amica. Anzi, la mia piccola Amica.

giovedì 23 febbraio 2006

Le paure si contano da soli.
Le speranze in due.

Jack Folla

mercoledì 22 febbraio 2006

(ir)responsabilitÃ

Si è scritto tanto e si è detto anche di più. Violenze. Religione. Chi dice il tutto montatura, chi dice intolleranza, chi dice reazione, giustificata o meno. Tanto, tanto... e sembra sempre di perdere la bussola in mezzo alle chiacchiere, alle beghe da cortile ed alle parole sussurrate al mercatino del mercoledì. E' successo quello che è successo. Una città impazzita, nell'est libico, tragedie in Nigeria e in chissà quanti altri posti di cui si preferisce tacere, morti, feriti, fuoco, fughe precipitose.
Responsabilità. Si cercano sempre in qualcuno o in qualcosa. E tutto si confonde e si annebbia. Per chi accende la TV per il Grandefratello e che per sbaglio viene intercettato da un telegiornale (poverino, non si farà male prima dell'evento reality?), il tutto è nebuloso. Allora si alzano le spalle, si spegne (ancor di più, se è possibile) il cervello... e via verso una nuova avventura.
Responsabilità. Ancora questa parola. Io ne dovrei avere. Il mio compagno di banco anche. Il sindaco della mia città, pure. Certo anche per chi è a capo di un'industria. E ci mancherebbe per chi è in Parlamento. E per un Ministro? No, ho imparato dai tg che lì se ne può fare a meno. Anche se poi ti dimetti per "senso di responsabilità", non rinnegando nulla. Ci sono la satira e la provocazione; di solito vengono confuse ma, mentre la prima la fa chi la sa fare, la seconda è solo un attacco che prevede una risposta più o meno violenta.
Responsabilità è una parola che non tutti possono pronunciare. E' pesante, sofferta, dura. Bisogna avere le palle per dirla, scusate il termine. Responsabilità è un padre o una madre che insegnano ad un figlio a rispettare una regola. Responsabilità è il Barcellona che, dovendo mettere il primo sponsor in 100 anni di storia, ha rifiutato l'offerta migliore proveniente da una società di scommesse. Responsabilità è dimettersi quando ti accorgi di tradire le idee che ti hanno portato dove sei. Responsabilità è saldare un debito. Responsabilità è amare. Responsabilità è dare il meglio, sempre. Responsabilità è.

sabato 18 febbraio 2006

on air: Wuthering Heights (Angra version)


Sono pronto per uscire, il mio primo sabato sera toscano dopo un due mesetti circa. Malinconia. Mi divertirò, con gli stupidi di qui (e mi ci trovo a meraviglia a dire cazzate... anzi, sono il primo). Ma stasera non sognerò. E' a Gaeta che si può sognare in una macchina, alle tre del mattino, con una chitarra.

venerdì 17 febbraio 2006

Oddio, sono tutto un tremore... Non ci capisco piu' nulla tra gambe e dita delle mani che vanno per conto proprio. Si', avevo paura, una tremenda paura, una fottutissima paura. E con lei, sono entrato in quell'aula, la SI.6 del Polo B della Facolta' di Ingegneria dell'Universita' Statale di Pisa. Ad attendermi, due professori e una materia, teoria dei fenomeni aleatori.
Fase 1: sedersi davanti al computer e aprire MATLAB.
Fase 2: ricevere il compito con le simulazioni da fare, capirci qualcosa ed iniziare a scrivere. Bisognava generare 2 gaussiane standard e indipendenti, poi usarle in un sistema non lineare. Visualizzare lo scatterplot. Estrarre i parametri statistici. Sovrapporre sul grafico la retta di regressione. Tempo 1 ora.
Fase 3: Leggo il compito. Inizializzazione delle gaussiane, visualizzazione dello scatterplot ed estrazione dei parametri: 4,5 minuti.
Fase 4: non mi ricordo assolutamente la formula per la retta di regressione. Comincio a fare prove su prove. La disperazione sale, cresce e monta tipo panna (ed io non sono amante della panna). Cazzate su cazzate appaiono sullo schermo. Io ricordavo questa formula:


etay+rho*sigmay*(x-etax)
  sigmax


ma non ne ero minimamente sicuro. Sbircio verso gli altri due/tre martiri... stanno tutti peggio di me. Boh, non lo so... lascio in bianco.
Fase 5: arriva il professore e guarda cio' che fatto. Bene, bene, bene. Ma dov'e' la regressione? Guardi prof, non l'ho scritta perche' non sono sicuro ma dovrebbe essere...
E'.
La scrivo al volo, senza dare il tempo allo sgurdo esaminatore di connettere.
Fase 6: discussione dei risultati trovati. Buona.
Fase 7: attesa.
Fase 8: l'altro professore mi chiama per l'orale. Fifa blu, data la Sua fama.
Fase 9: mezz'ora di tortura.
Fase 10: libretto firmato.

HO FINITO GLI ESAMI PER IL PRIMO LIVELLO.
...tremo...

Il sonno mi sta uccidendo. Tra poco inizia l'esame e, oltre la mia cronica mancanza di voglia e di memoria che si ripercuote sul mio grado di studi, anche l'appannamento post-onirico ci si mette. Non ne uscirò vivo...

giovedì 16 febbraio 2006

Sarà vero?

Assomigli a Socrate!
A muoverti e' l'amore verso il sapere, inteso non sterilmente come nozionismo, ma come vivace e continua ricerca del vero. Trovi giusto rimetterti in discussione continuamente, perch cio' che veramente ti importa e' conoscere cose giuste, non vantarti di quante cosa sai. Per questo ami confrontarti con gli altri, e per questo ritieni le persone che si trincerano dietro alle loro certezze fragili e deboli. Il tuo problema e' che spesso distruggi le convinzioni degli altri, e questo ti puo' rendere impopolare.


 


Ho fatto questo piccolo test su Quizilla... e assomiglio a Socrate. Niente male, era uno dei filosofi che al liceo mi piaceva.

Stavo per scrivere un post banalissimo e pieno di tristezza. Poi, l'ho cancellato. A chi vuoi che interessi, mi sono detto? E ho sentito una vocina: nessuno. Chi ha parlato. Io. Io chi? Io te. Te me? Sì, il tuo io. Mio zio? IL TUO IO. Mio Dio! Non esageriamo... Ma io non esagero! Sto parlando proprio con te... volevo dire con me. Sì, in effetti sembra proprio così. Che si dice lì fuori? Boh, le solite cose, studio, poche uscite, partita a calcetto saltata... Ah, davvero? Allora perchè ogni tanto non dai un'occhiata qui da me? C'è un casino che non ti immagini neanche. Davvero? Sì, idiota, davvero. Noto una punta di sarcasmo. Ma no, che dici mai. Avanti, che c'è? C'è che qui è pieno di idee; nuove, vecchie, di prima scelta, rattoppate... Guarda, veramente non ce la faccio più a mettere a posto. Mica è un albergo. E andiamo con le frasi fatte. Senti coglione, io qui dentro ci devo stare per forza, quindi almeno risparmiami le puntualizzazioni. Dico quello che mi pare, quando mi pare. Vorrei vedere te al posto mio. Ma sono così tremendo, dentro?..... Pronto, c'è nessuno?.... Uè, me?.... Andato, sarà per la prossima volta

mercoledì 15 febbraio 2006

High

When I see you sky as a kite

As high as I might

I can't get that high

The how you move

The way you burst the clouds

It makes me want to try

 

When I see you sticky as lips

As licky as trips

I can't lick that far

But when you pout

The way you shout out loud

It makes me want to start

And when I see you happy as a girl

That swims in a world of magic show

It makes me bite my fingers through

To think I could've let you go

 

And when I see you

Take the same sweet steps

You used to take

I say I'll keep on holding you

I'll never let you slip away

My arms so tight

 

And when I see you kitten as a cat

Yeah as smitten as that

I can't get that small

The way you fur

The how you purr

It makes me want to paw you all

And when I see you happy as a girl

That lives in a world of make-believe

It makes me pull my hair all out

To think I could've let you leave

 

And when I see you

Take the same sweet steps

You used to take

I know I'll keep on holding you

In arms so tight

They'll never let you go

The Cure

Sono contento e stupito. In questi due giorni ho avuto un boom di visite. Conoscenti e sconosciuti, richiamati dalle mie più o meno inutili parole. Che effetto strano che fa. E' divertente, però, collegarsi e veder saltar fuori un nuovo commento, il contatore che sale e via discorrendo. Quasi quasi mi monto la testa.

PubblicitÃ

Io non posso andarci, ma il minimo è fare pubblicità: E' in onda lo spot. Perdonami Nina. Salutami Gianluca.



 


…E nella luce incerta del crepuscolo
Essi fanno ritorno
Emergendo da nebbiosi anfratti della nostra memoria
A parlarci di ciò che pensavamo ormai perduto
E con cembali e zampogne
Intessono un ricamo di luce e di allegria nei boschi,
sotto oscure volte di pietra
o in piazze carezzate dal tepore di primavera
Per noi
Donandoci un gioioso imperativo:
DANZATE ANCORA FIGLI DELLA TERRA!





LA COMPAGNIA DEL CERVO BIANCO




Chiudete gli occhi e fatevi condurre in un’era passata...
Tra danze di corte e popolari  del Medioevo e del Rinascimento... tra salterelli, ronde, canti goliardici ed inni al vino... Fatevi trasportare dalla voce di un menestrello che canta gesta di eroi e dame... Respirate l’atmosfera cortese e l’allegria delle piazze in festa...
Una notte magica, un viaggio indimenticabile, insieme alla Compagnia del Cervo Bianco.





SERATA MEDIEVALE
Programma:
Concerto di musica medievale
Reading di estratti del “Tristano e Isotta”
Cena a tema: zuppa, dolce tipico e vino

INGRESSO
10 € consumazione inclusa

Sabato 18 febbraio 2006 ore 21.00
Il Torchio, Parco degli Aromi, via ten. Aliperta, Somma Vesuviana (Na)

Avrei voglia

Avrei voglia di dormire e poi svegliarmi senza pensieri, senza dover correre. Avrei voglia di un libro e delle sensazioni che non provo da troppo tempo leggendo. Avrei voglia di suonare, di imbracciare la chitarra e di guardare negli occhi bassista, batterista e tastierista. E avrei voglia di suonare le mie canzoni, quelle che adoro e quelle che scrivo (ma forse coincidono). Avrei voglia di essere laureato, finalmente. Avrei voglia di non dover andare a Livorno. Avrei voglia di avere sempre i miei amici intorno, sempre a far qualcosa di "bello". Avrei voglia di star con Lei, la mia vera Lei, ovunque Lei sia, chiunque Lei sia. Avrei voglia di giocare a calcetto, di stancarmi nell'azione più stupida del mondo, quella del rincorrere una palla; perchè chi non la prova non può capire. Avrei voglia di sapere tante cose. Avrei voglia di camminare, dentro il sole splendido che vedo dalla finestra. Avrei voglia di vedere un libro con su scritto il mio nome (ma non per il nome, per il libro). Avrei voglia di nuotare. Avrei voglia di vedere un film che mi lasci ebbro di pensieri. Avrei voglia di vedere un film che mi lasci morto dalle risate. Avrei voglia di rivedere un goal alla Del Piero, perchè solo Del Piero ha un goal a lui intitolato. Avrei voglia di usare la videocamera. Avrei voglia di girare in macchina con la musica a palla. Avrei voglia di credere in un futuro. E avrei voglia di vedere le persone ragionare sul mondo che le circonda, chiedendosi, rispondendosi e agendo per il bene di tutti. Avrei voglia di sentir cantare, di nuovo live, Freddie. Avrei voglia, spesso, troppo spesso, di ritornare sui banchi del liceo. Avrei voglia di imparare a suonare bene la chitarra e non a far finta di tirare fuori accordi assurdi. Avrei voglia di non dover vedere il Berluska. Avrei voglia di pizza. Avrei voglia di avere un figlio, di guardarlo e restare in silenzio. Avrei voglia di tante cose, ma solo una è importante: avrei voglia di avere voglia.

martedì 14 febbraio 2006

Due anni

Due anni possono essere tanti o pochi. Dipende da quanta acqua passa, da quanti ricordi si accumulano e da quanti cambiamenti avvengono, in noi e in ciò che ci circonda. Due anni fa, quattordici febbraio duemilaquattro sanvalentino, una vita si spegneva. In quel momento, tanti tanti tanti, accendevano chiacchiere, ricordavano, finalmente. Rcordavano il campione che era stato, incensavano, sospiravano. Gli stessi che avevano detto e scritto, che avevano sparso fango, che avevano demonizzato un uomo e tutto il suo ambiente. Nessuno è perfetto, nessuno può esserlo neanche se si muore con gli stessi anni di Cristo. No, la perfezione non c'entrava nulla con Marco, con il Pirata, colui che cadeva e che si rialzava più forte. Da Cesenatico, pianura di piadine spiagge e discoteche saliva e saliva. Non vedeva l'ora di arrivare sempre più su, spingendo oltre i pedali e la fatica, sudando sudore vero, fatto di acqua e sali minerali. Non era perfetto il Pirata, che quando la corsa ristagnava, soffriva. Era per lo spettacolo, per il ciclismo vero, quello di salite durissime, buche, sterrati, neve, lotta e fatica sovrumana. Due anni sono passati; e sembrano mille. Perchè lui, Marco, non c'è più. E tutto è diverso, si sente. Da lassù ci guarda e sorride, un sorriso di soddisfazione per aver lasciato un graffio nella storia.


E' stato il primo, vero, fenomeno che ho visto all'opera nell'interezza della carriera, uno di quelli che mi fatto amare alla follia questo sport meraviglioso. Ed io, chi ammiro, non lo dimentico.

domenica 12 febbraio 2006

Me la spiegate una cosa?

Sulle questioni politiche mi reputo un perfetto semi-ignorante; certo, provo spesso a leggere un giornale o guardare una tribuna o un confronto (difficile trovarne di seri, però...). E cerco di leggere, guardare e ascoltare criticamente, pesando e pensando. Ma rimango pur sempre un semi-ignorante, così come in molti altri campi; in altri ambiti, invece, sono un ignorante completo, ma questa è un'altra storia. Succede però che amici e conoscenti vengano da me e "mi appiccino" (usando una forma dialettale delle mie lande); e allora, accendendomi (traduzione della precedente espressione), comincio a parlare e parlare e profferire ed argomentare. E mi stupisco nel constatare che ci sono persone che mi stanno anche ad ascoltare. Divertente.


Il punto è: perchè? Dico cose giuste? Le dico bene? Sono circondato da fans etero/omosessuali? Oppure, oggi, si crede di sapere, si inizia un discorso e poi, una volta nella ragnatela, non si sa più come uscirne se non con la solita frase "...tanto destra, sinistra... tutti la stessa merda...". Non sono una persona con una concezione così difensiva della vita, preferisco non farmi scudo con parole usate ed abusate. Meglio un attacco ragionato, con inserimenti dalle fasce e cross tagliati.

giovedì 9 febbraio 2006

Ho appena iniziato a scrivere la tesi... sono uscite, per adesso, cinque pagine. Sembra facile, ma sono solamente all'inizio. Ho paura. C'è troppo che ignoro dell'argomento e su cui dovrò scrivere. Le fonti sono solo in inglese, alcune difficili da reperire. E mi sembra sempre di avere poco tempo...

lunedì 6 febbraio 2006

C'è qualcosa che non va

Dopo un chitarrista senza chitarra, un batterista senza batteria. Avremo un futuro nel mondo della musica. Ne abbiamo parlato ieri fino alle treaemme (leggi 3:00 am), io, Paolo e Loetch, camminando e camminando, ridendo e ridendo. Vedo poco sole nel futuro di questa pazzia.

sabato 4 febbraio 2006

Prendi una sera, me, una ragazza, una macchina sgangherata e senza stereo. Poi una strada più o meno illuminata, anzi tante strade di una stessa città - il solito giro obbligato -  e tanto tempo davanti. Prendi una goccia di interesse e un flacone di imbarazzo. E via, anche un pò di chiacchiere sparse, università, letture, ascolti. Un caffè ed un cappuccino in un bar vuoti che si anima d'improvviso. Il freddo, neanche tanto ma c'è chi lo sente sempre, e ancora discorsi e discorsi. Puntata sulla politica, virata sulle amicizie. Vite romana e toscana. Shakerare tutto ben bene.


... non so se togliere il tappo.

Sapete una cosa? Ho iniziato a vedere qualcosa per la tesi. IP resilience. Bell'argomento; nome criptico per i più (tra cui anche io), però musicale. Ippì risiliens. Davvero carino da pronunciare. Purtroppo devo tradurmi, per iniziare, un articolo denso di tecnicismi in inglese. Vabbè, si farà anche questa.