mercoledì 5 luglio 2006

Personaggi Mondiali

E prima che il tutto finisca, bene o male che sia, parliamo un po’ dei giocatori di questo Mondiale. Ma non dei Del Piero o dei Ballack, dei Zidane o dei Cronaldo; di loro già si sa. Voglio dir qualcosa circa gli altri, di quei piccoli calciatori che si affacciano e fanno grande lo sport per un motivo o (soprattutto) per un altro. E mi sento anche di schierarli in campo. Data la natura offensiva, credo che un 4-3-3 sia perfetto:

 

HISLOP: il portiere di Trinidad & Tobago. Già di per sé questo basterebbe. Ma se si aggiunge che è pittoresco, ha sbarrato la strada alla Svezia, ha reso la vita difficilissima a Lampard e soci ed ha una laurea in ingegneria aerospaziale, il gioco è fatto.

 

JAMBA: angolano. Un difensore come lui entra di diritto nei cuori. Soprattutto in quelli dei tifosi portoghesi. Ci ha infatti regalato una perla; farsi superare in velocità da Figo non ha prezzo.

SANCHO: un mito assoluto, lui e le sue trecce (senza le quali Crouch non avrebbe mai segnato). Servendo a Trinidad qualche giocatore per completare la rosa, la scelta è caduta su questo simpatico caraibico con la faccia da barista di noci di cocco. Gli hanno detto: “Tira avanti”. L’ha presa alla lettera. Palla o avversari, nessuna differenza.

CHIPPERFIELD: l’ho sempre detto: l’Australia mi era simpatica. Purtroppo ha incontrato l’Italia troppo presto. Ma io ho incontrato Chipperfield nelle mie scorribande su Sky e non ho potuto far altro che innamorarmici anche e soprattutto grazie alla scena più antisportiva che abbia mai visto. Brasile- Australia, seconda partita del girone, senza storia già in partenza. Ma gli australiani stupiscono e, seppur perdendo, escono a testa alta. Fine partita. Zagallo, brasiliano, mondiali vinti a iosa da giocatore ed allenatore, capelli bianchi, disidratazione evidente, anni sparsi qui e lì lungo il corpo, si avvicina al Chipperfield, un comunissimo Chipperfield. A parte il sudore sembrava proprio il classico Chipperfield da salotto. Si congratula e gli porge una maglia del Brasile, quella di Roberto Carlos. Lui, sì, il terzino sinistro, uno dei miti del calcio moderno, uno che ha sfiorato il Pallone d’Oro, che ha un mancino siderale e gioca nei Galacticos. Il modo per complimentarsi e rendere il massimo onore: il rispetto dell'avversario. Il Chipperfield guarda Zagallo, prende la maglia, la esamina a fondo. Pensa, col suo cervello da canguro, saltando da una parola all'altra. Maglia. Giallo. Brasile. Io. Sconfitta. Roberto Carlos… che caxxo vuole da me ‘sto vecchio?... E lì, proprio lì che il ragazzone australiano ha l’Idea.

Tira la maglia in faccia al brasiliano e va via.

SENDEROS: venti anni o giù di lì. Lo svizzero è proprio forte, massiccio, una roccia. Anche troppo. Calcio di punizione. Lui colpisce di testa. Colpisce. Palla e un coreano, uno di quei piccoli coreani che si insinuano un po’ dappertutto. Palla in rete. Coreano cromato a terra in una pozza di plasma. Senderos che corre alla Tardelli. Quando l’hanno fermato, ormai nei pressi di Basilea, aveva finito il sangue.

 

DE ROSSI: solo una scena, dopo la gomitata a McBride… Io? Ma stai fuori? Non ho fatto niente!... che impagabile faccia da culo.

LEE CHUN SOO: basterebbe chiamarlo come ha fatto la Gialappas per tutto il tempo: Anacleto Mitraglia. Il coreano biondo non passa inosservato. E neanche la sua danza sui carboni ardenti prima di battere gli angoli.

SULAIMANI: prendi Pirlo e Gattuso e uniscili in un solo giocatore. Ovviamente non i piedi di Ringhio e la corsa di Andrea ma il contrario. Bene, esce un fenomeno. Adesso dividi per 30. Ecco Sulaimani. Fin qui, nulla di strano. Ma è il primo giocatore che entra in campo da capitano, non viene sostituito e quando entra Al Jaber gli viene tolta la fascia. Viene degradato in campo.

 

YORKE: è di Trinidad ma è a Tobago che ha già uno stadio intitolato. Qualche anno fa, nel Man UTD, era uno dei Calypso Boys. Attaccante puro destinato a giocare regista davanti alla difesa causa penuria di piedi dei compagni degni di tal nome. Un po’ come Holly Hatton.

KAVIEDES: la sua presenza nella All Stars di questi Mondiali è presto spiegata. Voleva esultare dopo un gol con una maschera da uomo ragno giallo (che caxxo di supereroi hanno in Ecuador???). Ha fatto un gol. Ha esultato. La maschera, però, l’ha tirata fuori dalle mutande. Stranamente nessun compagno gli si è avvicinato.

ZACCARDO: lo schiero in attacco. Se lo merita. L’unico che ha fatto gol a Buffon. Con l'aiuto di molta "fortuna" ma pur sempre l'unico che ci è riuscito.




Che squadra, vero? Comunque, non finisce qui. Menzioni speciali per:


BOKA: il difensore della Costa d’Avorio, un giocatore di “statura mondiale”.

GLEN: ancora Trinidad nei nostri cuori. Il suo compito: entrare e tirare fortissimo.

RIBERY: alla carriera.

ROBINSON: da non credere, questo portierucolo inglese. Le immagini della Gialappas sono lì ad imperituro ricordo. Lui che si copre il volto come un bambino per una pallonata.

IVANOV: 16 cartellini gialli e 4 rossi in Portogallo-Olanda.

PIMPONG: il nome dice tutto.

ALOISI: Il suo gol è nato dal famosissimo dribbling del falegname. Sempre dritto.

LOEW: il vice ct della Germania. Si metteva in bocca di tutto. Si puliva le orecchie con la matita. Si snaricciava a ripetizione. Il massimo è stato quando si è asciugato l’ascella con la mano apprezzando a dismisura l’odore lasciato dal proprio sudore.

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