sabato 9 settembre 2006

Go & Stop

Ho ancora nelle orecchie le voci di Caressa e Bergomi, dietro la schiena il ricordo dei cuscini del divano e negli occhi il Romeo Neri. La rincorsa impossibile parte. I capitani si scambiano i gagliardetti, i saluti di rito; il meno famoso chiede al Campione Del Mondo una foto, anzi due... i sorrisi volano e sorvolano i cieli romagnoli. I fratelli dirigenti e il presidente stanno lì, in piedi e un pò stretti, abituati agli enormi spazi soliti della casa madre. Tutti con un polsino a ricordare ciò che, comunque sia, è stato; e questo anche per distinguersi in questo purgatorio in cui dicono di essere stati sbattuti (è giusto, credo, ma il tifo vuole essere cieco... tifo???). Da una parte nomi, dall'altra Nomi.


Silenzio per Uno, un NOME, che è andato. Lassù. (ciao G).


Fischio. E via, finalmente a parlare di corsa e sudore, di botte e tiri e calci e testa e tutto. La differenza emerge al primo impatto, poi pian piano scema. Languidamente arriva il fischio. (e ho scoperto che in Purgatorio non danno thè caldo, ma una bibita rinfrescante... Caressa docet). Poi si ricomincia, stancamente come si era finito. Quindi un urlo, a squarciare questo smorto pomeriggio. E un grido soffocato, un pò più in là, seguito da un enorme vaffa (e non per il razzismo). Fine.


Da meno diciassette a meno sedici. Sempre ultimi anche se atteggiati come primi. E' difficile. Nessuno lo crede, ma è difficile.

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