Il giorno inizia sempre troppo presto, come si suol dire. Verso le 0.02, quindi proprio al principio di questo fatidico martedì, è cominciata la caccia all'ultimo tetto, ossia dell'albergo per gli ultimi due giorni parigini. Mammaval ha abbandonato quasi subito, gettandosi a capofitto nel letto e nelle sue morbidezze; aveva già capito tutto, come al solito, aveva subdorato l'andazzo e ha lasciato fare. E comprenderete in seguito queste mie parole.
In piedi - si fa per dire - Papà Andy al computer, Zia Bagnoletta (dal nome di una zona di Parigi, Bagnolet) e Piccoloema. Zia e Piccolo si alternavano in piedi vicino il seduto Papà, nella perigliosa Missione Hotel.
I nomi fondamentali per capire il tutto sono Ibis, Est, Parigi, Orly, Grandepunto, LaFayette, Montparnasse, Mercure, parking, euro... in ordine sparso.
Alle 1.30, ancora nulla. Piccoloema si stende sul letto.
Ore 1.45, nulla. Piccoloema riposa gli occhi.
Ore 1.46, nulla. Piccoloema, come si può notare dagli orari riportati, ci mette un minuto a ronfare.
... zzz ... zzz ... ronf ronf ... zzz ...
Ore 2.20. Non so dirvi di preciso, ma qualcosa è successo. Papà Andy e Zia stanno lottando con le spade laser stile Star Wars, ognuno a sostenere la candidatura di un diverso hotel... o forse ero solo io non perfettissimamente lucido. Ad ogni modo mi alzo per cercare di capire... e subito Zia mi ciula il letto (la Vecchietta è vispa, non vi fate ingannare dall'aria innocente ed assonnata).
Papà sostiene un Mercure. Zia ne sostiene un altro. La differenza? Uno ha la stazione della metro a 30 centimetri ma è tre metri (non tre linee di metro, attenzione) più lontano dal centro (Soluzione Papà) mentre l'altro è a 3 metri dalla metro e 30 centimetri più vicino al centro (Soluzione Zia).
Da novello Salomone, propongo dopo un quarto d'ora di discussioni, una mia idea: la cosiddetta Soluzione Monetina.
La monetina in questione si rivela essere un euro italico del 2005 (ottima annata) con l'uomo di Leonardo su una faccia e l'Europa dall'altra. Per cavalleria, sceglie per prima la Zia, optando per il Gabriel Garko da Vinci mentre la UE resta al Papà, del resto europeista convinto.
... e ovviamente era scritto nel nome che "vincesse Vinci", ossia Zia Bagnoletta.
Dopo un'altra decina di minuti di parole, con proposta di riconteggio di schede ed ipotesi paventate di brogli, il Politico non può che cedere all'Incessante Potenza dell'Umano Culo. Quindi Mercure Biancolet e nessun ricorso alla Magistratura.
OVVIAMENTE, i posti disponibili erano finiti.
OVVIAMENTE, lo stesso valeva per il Mercure Andrè.
Quindi, alle 3.15 siamo ancora a zero. E a spuntare, prima dell'alba, è una nuova diatriba: Papà Andy, fan sfegatato del franchising, opta per la catena Ibis; Zia BAgnolet, appresa la Caduta del Muro di Berlino, spinge per il famigerato Est Hotel.
E di nuovo via in discussioni, sperticati elogi, congetture, tesi di laurea ed affini...
Verso le 3.35 Mammaval si alza e chiede candidamente se è stato trovato l'hotel. Tutti si girano. Silenzio. Nulla si muove.
Mammaval tira fuori dalla Borsa la pazienza delle mamme, gli occhiali e due coglioni... e nel giro di 10 minuti trova l'hotel e costringe Papà Andy a prenotarlo.
Morale: Mammaval ha dormito e ha risolto. Noi no e no!
Finalmente adesso ci riposiamo...
... ERRORE!!! Passa un'ora e sono le 5.00. Questo l'ho capito perchè a casa di Mamma le sveglie suonano sette od otto volte di seguito in modo micidialmente convincente.
In piedi, con un'ora scarsa di sonno, ci dirigiamo in ordinato pellegrinaggio verso il bagno. Quindi, vestiti di tutto punto, ci siamo ingobbiti sotto il peso delle valigie, dei sogni e delle speranze... e via in taxi fino all'aereoporto!
PARIGI ARRIVIAMO (con la gentile partecipazione di EasyJet)!!!
Ullalalà! Voilà la France!
Con la Marsigliese a palla nelle orecchie, il volo è filato via come zucchero. Abbiamo imparato una nuova posizione yoga sull'aereo. Ve la spiego. Non appena sentite un invasato urlare BREIS BREIS (Brace Brace), bisogna accucciarsi a funghetto con le mani dietro la nuca. Non serve a nulla, non ha senso, ma è di grande impatto coreografico. Dicono serva a salvarsi la pelle, gli occhi, le orecchie e in generale la vita; funziona anche contro il raffreddore, il vaiolo e il vodoo.
Tralasciamo le innumerevoli cazzate da me sparate nel tragitto aereo-ritiro bagagli (potete chiedere a Zia), comprese invenzioni verbali di dialetto parigino, e concentriamoci sulla Pegeout 207 blu fiammante ritirata da Europcar. I guidatori preposti erano due: Mammaval e Piccoloema. Il primo guidatore sul suolo francese non è Piccoloema. Premesso ciò, nell'uscire dal parcheggio, tutto era calmo e tranquillo. Un pò di caldo, un filo di vento, aerei sopra la testa, viaggiatori a gogò... normale.
Ad un tratto, il dramma!
Un marciapiede (o forse era solo un cordolo), stanco della propria meschina esistenza o forse perchè aveva problemi a casa (la colonnina fosforescente se la faceva con le striscie pedonali... tutte!!!), si è andato a suicidare proprio sotto la nostra auto.
Morale: nulla, piccolo danno ancor prima di uscire dal parcheggio, si vedrà... per fortuna avevamo insistito per assicurarci, non seguendo i consigli di Papà Andy sull'impossibilità matematico-fisica delle catastrofi.
E quindi eccoci alla volta di Tours, seguendo l'autostrada A10. A titolo informativo, dovete sapere che in Francia o vi sono seri problemi cromatici o sono tutti daltonici o siamo noi italiani ad essere stati montati al contrario; infatti le autostrade (a pagamento) sono segnate in blu e le superstrade statali in verde.
Quasi ad Orleans, piccolo pisc stop comprensivo di buono pasto consumato alla Gorgoni Autogrill, qualche foto e cambio al volante. Da lì, salutata la Giovanna D'Arco del casello, ci siamo avviati lungo la N152, attraversando metà Valle della Loira corredata dai suoi paesini minuscoli, carini, deserti e perfettamente infiorati. Da ricordare, per ogni città, l'assenza di alimentari e fruttivendoli e la presenza di Pompe Funebri ogni 200 metri. Il Ciro Ciro continuava a dare indicazioni circa freni a mano e cappottamenti assortiti... ma nonostante ciò, siamo giunti a destinazione, all'Hotel Ibis di Tours in Via Maurice Genent.
Piccola rinfrescata e sonnellino, quindi via per le avenue di Tours.
DA ricordare la carineria della città e la stronzaggine dei francesi, cosa nota del resto. Dopo una comparsata in un film su Papa Ratzinger, il tentato furto da parte di Papà Andy di un cestino della troupe, l'acquisto di un detersivo, è stata la volta della cena.
Aiutooo!!! Mi conoscete, quindi capirete perfettamente la situazione!
Papà e Zia hanno preso una crepes alle patate e roba di maiale. Mamma una crepes al formaggio e altra roba di maile. Piccoloema, invece, ha preso un piccolo esaurimento nervoso.
Potevo andare sul sicuro e puntare sul cavallo vincente, ossia una crepes dolce; ma io sono figo, coraggioso e temerario. Quindi crepes salta anche per me. Ma cosa? Cosa? COSAAA???
Chiedo la composizione chimica di una di esse, quella che mi sembra la più innocua. Primo ingrediente: ovviamente la crepes. Penso: ok, se chiedo una crepes, ovvia che me ne diano una. La mangio, andiamo avanti. Secondo ingrediente: salsiccie di maiale. Penso: maiale, vado sul sicuro. Salsiccie, mi sembra di ricordare che in Italia le mangio. Terzo ingrediente: pommes frites. Chiedo: "Sono patatine fritte?". "Mas oui", mi viene risposto. Occhei, mi butto.
... e lì che la condanna a morte è stata firmata. A parte che invece di patatine fritte sono arrivate mele. A parte che le crepes erano nere, gommose e davvero poco salate. Ma le "salsiccie di maiale" racchiudevano in se l'essenza stessa del male. Morbide come patè, nere come il carbone, ma purtroppo non erano cambone. Non voglio sapere da che parte del maile provenivano, ammesso che di maiale si trattasse (si è scoperto cosa fasse tale boudin noir solamente in seguito) . Sapete, due bocconi li ho dati, L'HO PURE ASSAGGIATO, cosa di cui ha avuto il coraggio di fare solo PApà Andy. Ma lì è rimasto.
Salvo solamente il sidro che, insieme alla cocacola, è riuscito a ricacciare nel mio intimo quell'incubo nero che avevo nel piatto. Tremendo!
Dopo aver giocato con un bambino che ha fatto la pubblicità dei Ringo con Zia Biancoletta (lui nero, lei che per guardarla servivano gli occhiali da sole, tanto era fosforescente), dopo aver visto Papà giocare con il suddetto bimbo (e ora mi spiego come mai IO e SOREL PAPEREL siamo cresciuti traviati), la passeggiata è continuata senza sosta, attraverso la davvero carina Tours.
Adesso, dopo il summit nella hall dell'albergo, è ora di riposarsi. Il latte è in frigo, le mutande a stendere e siamo tutti molto ma molto stanchi.
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