Si svegliò. Era tardi per tutto, era presto, invero, per lei stessa. Guardò il soffitto, bianco non uniforme; la vernice in qualche punto scrostata lasciava ferita la superficie. Sul grande letto le lenzuola non v'erano più, scalciate lontano. Il sole entrava in silenzio nella camera, filtrando dalle persiane verde scuro. Lei, lì, assaporava i raggi caldi e immaginava la vita fuori, piena di energia.
Si alzò e la prima azione di quel giorno fu ignorare il trillo insistente del telefono. Sicuramente la cercavano dall'ufficio. Non aveva alcuna intenzione neanche di inventare una scusa. Sarebbe stata irreperibile, eterea come il vento e leggera come una piuma, finalmente libera da quelle catene di smog e di etichetta imposte, senza dover guardare adorante un uomo che non lo meritava, senza più dover dire "sì, certo, come dice lei", senza dover parlare per frasi fatte e dette e chissà cos'altro. Almeno per quel giorno.
Sapeva cosa doveva fare. Uscire. E raggiungere Via delle Rose, all'angolo.
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