Premessa: ho voglia di parlare in modo strano.
Ieri, finalmente, dopo un mese speso in Toscana (non senza divertimento, avventure, risate, studio, musica e quant'altro), mi sono incamminato, o per meglio dire INTRENATO, sulla via verso casa. Memore degli ultimi avvenimenti occorsimi, di cui ho, spero magistralmente, descritto più di un quadro su questo weblog, ero pronto a quanto di peggio potesse capitarmi... sacchi di pattume sulle rotaie, comitati antiTAV (dove TAV sta per Treni A Vapore), scoiattoli mannari, perfidi giocatori di Zuma, assalti omosessuali alla mia persona, sparatorie con Liquidator200... Pieno di timore, pertanto, ho raggiunto la stazione e, col mio sovrabbondante bagaglio, ho dato via all'attesa, sicuramente semi-perenne. All'arrivo del treno in perfettissimo orario, ho cominciato a disperare. Dove avrei scontato tutto ciò? Quale forma avrebbe preso la compensazione certa? Mentre domandavo a me stesso tutto ciò, sono salito sul mezzo di locomazione scelto e, meravigliato, ho scorto pochissima civiltà umana (Civiltà! Vi rendete conto?). Posti liberi, persone gentilissime, treno pulito... un sogno in pratica. Mi sono comodamente seduto, ho aperto La Repubblica e dopo circa 140 secondi, centesimo più centesimo meno, ho chiuso gli occhi raggiungendo Morfeo nel suo paradiso onirico. Il controllore è arrivato e poi passato. L'altoparlante, prima delle stazioni, recitava con voce suadente: "TRENITALIA INFORMA CHE SIAMO IN ARRIVO DELLA STAZIONE DI XXX. IL TRENO VIAGGIA CON 4 MINUTI DI ANTICIPO". Dove sono finito? Forse sono morto e sto ascendendo al cielo e non me n'ero accorto finora. Non ricordo però di essere morto. Forse una volta, ma da bambino.
Il treno, per farla breve e non tediare ulteriormente il lettore giunto fin qui con gli occhi stanchi, è approdato alla banchina della stazione formiana in perfetto orario. Fuori la stazione, mia madre ad aspettarmi in macchina (di solito prendo l'autobus o arrivo fino al negozio di mio padre carico come Marzio Bruseghin e i suoi tifosi); ed io, finalmente felice, a tornare, guidando, verso Gaeta.
Voi direte... allora? Qualcuno sbotterà pure con un... embè?
Nulla, niente di niente. Una volta tanto che un periglioso viaggio mi va bene, volevo descriverlo sinteticamente. Non posso???
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