martedì 30 maggio 2006
lunedì 29 maggio 2006
Generazione X (dicono)
Posto un'email che mi è appena giunta... da tivviettina, grande ragazza...
Lo scopo di questa missiva é quello di rendere giustizia a una generazione, quella di noi nati agli inizi degli anni '80 (anno più, anno meno), quelli che vedono la casa acquistata allora dai nostri genitori valere oggi 20 o 30 volte tanto, e che pagheranno la propria fino ai 50 anni.
Noi non abbiamo fatto la Guerra, né abbiamo visto lo sbarco sulla luna, non abbiamo vissuto gli anni di piombo, né abbiamo votato il referendum per l'aborto e la nostra memoria storica comincia coi Mondiali di Italia '90. Per non aver vissuto direttamente il '68 ci dicono che non abbiamo ideali, mentre ne sappiamo di politica più di quanto credono e più di quanto sapranno mai i nostri fratelli minori e discendenti.
Babbo Natale non sempre ci portava ciò che chiedevamo, però ci sentivamo dire, e lo sentiamo ancora, che abbiamo avuto tutto, nonostante quelli che sono venuti dopo di noi sì che hanno avuto tutto, e nessuno glielo dice.
Siamo l'ultima generazione che ha imparato a giocare con le biglie, a saltare la corda, a giocare a lupo, a un-due-tre-stella, e allo stesso tempo i primi ad aver giocato coi videogiochi, ad essere andati ai parchi di divertimento o aver visto i cartoni animati a colori.
Abbiamo indossato pantaloni a campana, a sigaretta, a zampa di elefante e con la cucitura storta; la nostra prima tuta è stata blu con bande bianche sulle maniche e le nostre prime scarpe da ginnastica di marca le abbiamo avute dopo i 10 anni.
Andavamo a scuola quando il 1 novembre era il giorno dei Santi e non Halloween, quando ancora si veniva bocciati, siamo stai gli ultimi a fare la Maturità e i pionieri del 3+2...
Siamo stati etichettati come Generazione X e abbiamo dovuto sorbirci Sentieri e i Visitors, Twin Peaks e Beverly Hills (ti piacquero allora, vai a rivederli adesso, vedrai che delusione). Abbiamo pianto per Candy-Candy, ci siamo innamorate dei fratelli di Georgie, abbiamo riso con Spank, ballato con Heather Parisi, cantato con Cristina D'Avena e imparato la mitologia greca con Pollon. Siamo una generazione che ha visto Maradona fare campagne contro la droga.
Siamo i primi ad essere entrati nel mondo del lavoro come Co.Co.Co. e quelli per cui non gli costa niente licenziarci. Ci ricordano sempre fatti accaduti prima che nascessimo, come se non avessimo vissuto nessun avvenimento storico. Abbiamo imparato che cos'è il terrorismo, abbiamo visto cadere il muro di Berlino, e Clinton avere relazioni improprie con la segretaria nella Stanza Ovale; siamo state le più giovani vittime di Cernobyl; quelli della nostra generazione l'hanno fatta la guerra (Kosovo, Afghanistan, Iraq, ecc.); abbiamo gridato NO NATO, fuori le basi dall'Italia, senza sapere molto bene cosa significasse, per poi capirlo di colpo un 11 di settembre.
Abbiamo imparato a programmare un videoregistratore prima di chiunque altro, abbiamo giocato a Pac-Man, odiamo Bill Gates e credevamo che internet sarebbe stato un mondo libero.
Siamo la generazione di Bim Bum Bam, di Clementina-e-il-Piccolo-Mugnaio-Bianco e del Drive-in.
Siamo la generazione che andò al cinema a vedere i film di Bud Spencer e Terence Hill. Quelli cresciuti ascoltando gli Europe e Nik Kamen, e gli ultimi a usare dei gettoni del telefono. Ci siamo emozionati con Superman, ET o Alla Ricerca dell'Arca Perduta.
Bevevamo il Billy e mangiavamo le Big Bubble, ma neanche le Hubba Bubba erano male; al supermercato le cassiere ci davano le caramelline di zucchero come resto. Siamo la generazione di Crystal Ball ("con Crystal Ball ci puoi giocare..."), delle sorprese del Mulino Bianco, dei mattoncini Lego a forma di mattoncino, dei Puffi, i Volutrons, Magnum P.I., Holly e Benji, Mimì Ayuara, l'Incredibile Hulk, Poochie, Yattaman, Iridella, He-Man, Lamù, Creamy, Kiss Me Licia, i Barbapapà, i Mini-Pony, le Micro-Machine, Big Jim e la casa di Barbie di cartone ma con l'ascensore.
La generazione che ancora si chiede se Mila e Shiro alla fine vanno insieme.
La generazione che non ricorda l'Italia Mondiale '82, e che ci viene un riso smorzato quando ci vogliono dare a bere che l'Italia di quest'anno è la favorita...
L'ultima generazione a vedere il proprio padre caricare il portapacchi della macchina all'inverosimile per andare in vacanza 15 giorni.
L'ultima generazione degli spinelli...
Guardandoci indietro è difficile credere che siamo ancora vivi:
viaggiavamo in macchina senza cinture, senza seggiolini speciali e senza air-bag; facevamo viaggi di 10-12 ore e non soffrivamo di sindrome da classe turista. Non avevamo porte con protezioni, armadi o flaconi di medicinali con chiusure a prova di bambino. Andavamo in bicicletta senza casco né protezioni per le ginocchia o i gomiti. Le altalene erano di ferro con gli spigoli vivi e il gioco delle penitenze era bestiale.
Non c'erano i cellulari. Andavamo a scuola carichi di libri e quaderni, tutti infilati in una cartella che raramente aveva gli spallacci imbottiti, e tanto meno le rotelle!!
Magiavamo dolci e bevevamo bibite, ma non eravamo obesi. Al limite uno era grasso e fine. Ci attaccavamo alla stessa bottiglia per bere e nessuno si è mai infettato. Ci trasmettevamo solo i pidocchi a scuola, cosa che le nostre madri sistemavamo lavandoci la testa con l'aceto.
Non avevamo Playstation, Nintendo 64, videogiochi, 99 canali televisivi, dolby-surround, cellulari, computer e Internet, però ce la spassavamo tirandoci gavettoni e rotolandoci per terra tirando su di tutto; bevevamo l'acqua direttamente dalle fontane dei parchi, acqua non imbottigliata, che bevono anche i cani! E le ragazze si intortavano inseguendole per toccar loro il sedere e giocando al gioco della bottiglia o a quello della verità, non in una chat dicendo :) :D :P
Abbiamo avuto libertà, fallimenti, successi e responsabilità e abbiamo imparato a crescere con tutto ciò.
Tu sei uno di nostri? Congratulazioni!
domenica 28 maggio 2006
Un piccolo Basso per la storia
e questo post ha anche un sottotitolo: SANTIAGO
Finalmente il tutto è finito. Purtroppo il tutto è finito. Tutto è finito. Il primo è lassù, in rosa. Ha vinto chi ha dimostrato di essere il più forte. Gli altri, tutti, a guardarlo e ad applaudire, sinceri. Perchè la fatica è stata uguale per tutti. Lascio da parte le polemiche, quelle ci sono sempre, non mi interessano.
Ivan Il Terribile, El Bufalo, Gibo, il Piccolo Principe, il Falco... e poi, più giù... il Delfino di Bibione, il Trullo Volante, il Grillo...
sabato 27 maggio 2006
venerdì 26 maggio 2006
Quinto Capitolo
Finalmente giunge il quinto capitolo, dal nome E' DALL'ALTO CHE BISOGNEREBBE GUARDARE. Si parla di Google, perdita di senso, Sicilia, Philipp Glass, Cambogia, cheesburger... il tutto sempre dalla penna di Baricco.
uff... pant... puff... sono vivo, o almeno penso che elettrocardiogramma ed elettroencefalogramma dicano questo; riesco ancora a sentirmi pensare. Certo che è bellissimo correre con Cross The Line dei Place Vendome o Sacrifice degli Edguy nelle orecchie... Va bene, buona giornata a tutti ma in particolar modo a me.
Corro
giovedì 25 maggio 2006
Uomini col borsello
Ragazza che limoni sola, denoti spigliatezza.
Tant'e' che c'e' chi invidioso ti sussurra cosi': bea mona
(che in veneziano vuol dire
[canta Sir Oliver Skardy]
che se te guanto e te scaveso in quatro tochi che no ti mia ca te capisse un casso etc.)
[Elio]
Vai, Riccardo.
[Canta Riccardo Fogli:]
Il ragazzo spigliato col borsello che tal puo' definirsi,
lui lo sa che il borsello contiene quel bisogno d'amore che hai tu, ragazzina spigliata che limoni da sola.
C'e' un amore in ogni borsello.
Se il tuo e' proprio in quello che sfoggia lui
raggiungi il parco Capello col Tuttocitta'
li' trovi un drappello di uomini col borsello,
ma lui reggera' un cartello con scritto ``SONGHE IE''.
Ragazza che limoni sola, fermati un momento e ascolta.
Ti ricordi quel ragazzo, ieri al Parco Capello , che ti guardava negli occhi senza parlare?
Quel ragazzo songhe ie.
Ragazza che limoni sola, limona con fierezza, Sento che tu, dio bonino,
puoi fare breccia nel cuore di un innamorato
con gli occhi di Ben Turpin : lui per te ha progettato un borsello di vero budello.
Frena quel tuo mulinello.
Ragazzina, io ti vedi gia' donna; sara' l'effetto del budello.
C'e' un amore in ogni borsello.
Se il tuo e' proprio in quello che sfoggia lui,
ritorna al Parco Capello , lo troverai la'.
Ma in quel capannello di uomini col borsello
lui solo lo avra' in budello, e gli altri in finto bue.
In finto bue, in finto bue, in finto finto finto finto finto bue.
[Parte Sir Oliver Skardy:]
O ti fia menitea da soa, faghe veder tuti che ti se sgarszoa;
so al Parco Capeo , so sempre a tracoa, el me ripien te fa goa;
versime co a ciave che ti ga in cor, fumite un spineo, fame far l'amor,
l'amor sfacia' che nisuni te ga da', sora go un carteo con scrito so el piu' beo.
Ciuke va de bone parche' se un furegon, mi so qua co Elio scavesa' e me faso un trombon.
Oooooo iiiiiiii.
Elio e Le Storie Tese
Strano
Premessa: ho voglia di parlare in modo strano.
Ieri, finalmente, dopo un mese speso in Toscana (non senza divertimento, avventure, risate, studio, musica e quant'altro), mi sono incamminato, o per meglio dire INTRENATO, sulla via verso casa. Memore degli ultimi avvenimenti occorsimi, di cui ho, spero magistralmente, descritto più di un quadro su questo weblog, ero pronto a quanto di peggio potesse capitarmi... sacchi di pattume sulle rotaie, comitati antiTAV (dove TAV sta per Treni A Vapore), scoiattoli mannari, perfidi giocatori di Zuma, assalti omosessuali alla mia persona, sparatorie con Liquidator200... Pieno di timore, pertanto, ho raggiunto la stazione e, col mio sovrabbondante bagaglio, ho dato via all'attesa, sicuramente semi-perenne. All'arrivo del treno in perfettissimo orario, ho cominciato a disperare. Dove avrei scontato tutto ciò? Quale forma avrebbe preso la compensazione certa? Mentre domandavo a me stesso tutto ciò, sono salito sul mezzo di locomazione scelto e, meravigliato, ho scorto pochissima civiltà umana (Civiltà! Vi rendete conto?). Posti liberi, persone gentilissime, treno pulito... un sogno in pratica. Mi sono comodamente seduto, ho aperto La Repubblica e dopo circa 140 secondi, centesimo più centesimo meno, ho chiuso gli occhi raggiungendo Morfeo nel suo paradiso onirico. Il controllore è arrivato e poi passato. L'altoparlante, prima delle stazioni, recitava con voce suadente: "TRENITALIA INFORMA CHE SIAMO IN ARRIVO DELLA STAZIONE DI XXX. IL TRENO VIAGGIA CON 4 MINUTI DI ANTICIPO". Dove sono finito? Forse sono morto e sto ascendendo al cielo e non me n'ero accorto finora. Non ricordo però di essere morto. Forse una volta, ma da bambino.
Il treno, per farla breve e non tediare ulteriormente il lettore giunto fin qui con gli occhi stanchi, è approdato alla banchina della stazione formiana in perfetto orario. Fuori la stazione, mia madre ad aspettarmi in macchina (di solito prendo l'autobus o arrivo fino al negozio di mio padre carico come Marzio Bruseghin e i suoi tifosi); ed io, finalmente felice, a tornare, guidando, verso Gaeta.
Voi direte... allora? Qualcuno sbotterà pure con un... embè?
Nulla, niente di niente. Una volta tanto che un periglioso viaggio mi va bene, volevo descriverlo sinteticamente. Non posso???
martedì 23 maggio 2006
Roberto, la tigre e la neve
Quando parla un GENIO del nostro tempo bisogna dargli ascolto. Anche se non usa parole sue. E' un piccolo sprone alla lettura, piacere ormai perso da tempo da parte di tante persone. Benigni oggi su La Repubblica.
IL TALMUD inizia a pagina 2 proprio per indicare al lettore che anche quando avrà finito di leggerlo non avrà ancora cominciato.
E Machiavelli dice: ci sono persone che sanno tutto, ma questo è tutto quello che sanno.
E allora perché leggere? Ma magari nel mondo, come nelle fiabe, c´è ancora qualcuno che fa una cosa che ci hanno insegnato quando eravamo piccoli piccoli e che tutti ci siamo dimenticati.
Che Dio ti benedica, caro lettore! Ma chi sei? Dove sei? Fatti vedere! Tu magari stai leggendo così, tranquillamente, senza renderti conto della tua unicità.
Ormai gli scrittori sono molto più numerosi dei lettori e tra poco sarà lo scrittore a chiedere l´autografo al lettore, diceva Shane tanto tempo fa.
Ma ora di lettori ne è rimasto solo uno: Tu. Che Dio ti conservi.
Borges diceva: io non sono orgoglioso dei libri che ho scritto, sono orgoglioso dei libri che ho letto. Altri tempi. Nessuno legge più. Nemmeno i critici, i quali sostengono che se leggessero un libro per poi recensirlo ciò altererebbe il loro giudizio, sarebbero condizionati da ciò che leggono, insomma non potrebbero scrivere quello che vogliono perché anche loro giustamente vogliono soprattutto scrivere e non leggere.
Forse perché siamo fatti a immagine e somiglianza del nostro Creatore. È pur vero, infatti, che anche il Padreterno non ha mai letto un libro ma ne ha scritto uno. Nel quale ci indica l´infallibile via per vivere in pace. E da come va il mondo si capisce, ancora una volta, che nessuno lo ha letto.
Sì, nessuno legge più. Nemmeno i coretori di bozze (se troverai scritto correttori con una sola "R" e una sola "T", ciò ne sarà la riprova).
Quindi, amato lettore, che Dio ti benedica ancora! Poiché tu stai leggendo. E una sceneggiatura, per giunta! E cos'è una sceneggiatura? Lo sceneggiatore è come lo Spirito Santo. Colui che ha soffiato nell'animo di Dio tutte le trame, gli intrecci, le battute e ha letto l'Eternità per poi scrivere quello che l'autore ha realizzato in sette giorni. E ora noi non facciamo che ripetere. Forse per questo nessuno legge più. Perché tutto è già stato detto. E anche che tutto è già stato detto è già stato detto. Non c'è nulla di nuovo sotto il sole, diceva Qohélet. E allora forse bisognerà andare a vedere cosa c'è sopra il sole per trovare una novità.
Ma la novità, ha detto Prévert, è la cosa più vecchia che ci sia. E allora proviamo a rinnovarci con l'avanguardia. Ma Gore Vidal ha detto che al mondo tutto cambia tranne l'avanguardia. E allora? Che fare?, come diceva Lenin. Ah! Non se ne esce. Mi verrebbe da imprecare e urlare: "Merda!" se non dovessi pagare i diritti d'autore a Cambronne.
Ma tu, lettore beato, che non hai nulla da fare, puoi ben credermi se ti dico che questa sceneggiatura, figlia com'è del mio pensiero, è la più bella, la più brillante, la più geniale che si possa immaginare. Però non ho potuto sfuggire alle leggi della natura, e in natura ogni cosa ne produce un'altra simile a sé. L'autore deve soltanto giovarsi dell'imitazione; e tanto più perfetta sarà l'imitazione, tanto migliore sarà quel che scriverà (Miguel de Cervantes, Don Chisciotte, I, Prologo).
Addirittura Picasso ha detto: "Io non imito, copio".
E allora, caro lettore, goditela questa meravigliosa sceneggiatura che, come ogni seria opera d'arte, narra la genesi della propria creazione, come dice Jakobson.
Sì, perché anche noi abbiamo copiato tutto in questa sceneggiatura scritta, come direbbe Vincenzo Cerami, a quattro mani con Roberto Benigni. Ormai siamo diventati tutti come la dea Eco, quella che non sa parlare per prima, che non può tacere quando le si parla, che ripete solamente i suoni della voce che la colpisce, ha detto Ovidio.
E quindi ha ragione Karl Kraus quando scrive: chi ha qualcosa da dire si faccia avanti e taccia!
Ed è lo stesso Kraus a sostenere che la lingua è un sistema di citazioni. E io lo cito!
Voglio fare come Henry James, che meravigliosamente ha detto: la mia mente è talmente pura che non è stata mai sporcata da un'idea.
Anche Walter Benjamin sognava di pubblicare un libro interamente fatto di citazioni. "A me manca l'originalità necessaria", gli ha risposto George Steiner. Però sarebbe piaciuto perfino a lui. Infatti, subito dopo il creatore di una buona frase viene, in ordine di merito, il primo che lo cita. E anche se qualcuno può non essere d'accordo con questo pensiero di Ralph W. Emerson, come per esempio Roland Barthes che dice che non si può riprodurre ciò che è stato detto senza provare un certo senso di colpa, è pur vero che il semplice prelevamento di una citazione, la scelta nella quale la inserisco, il taglio che le dò, la trasforma e la fa diventare mia, come ha osservato Michel Butor.
Altrimenti cosa farebbero autori come Paul Celan, che ha detto: "Non ho mai saputo inventare"? E tu, caro lettore, credo che sarai d'accordo con me.
Anche perché le obiezioni spesso nascono dal fatto che chi le fa non è stato lui a trovare l'idea che attacca. E infatti io non ho nulla da obiettare a questa idea che ho appena esposto di Paul Valéry. Proprio per questo non mi sfiora neanche l'idea di avere delle idee, perché oltre a essere attaccati ci si mette anche nella condizione di essere citati, tanto per citare un pensiero di Jean Rostand. No, no, sono d'accordo con Morselli: voglio conoscere solo quello che so già. Soprattutto perché sono sicuro che se qualcuno oggi dice qualcosa di nuovo vuol dire che l'ha letto da qualche altra parte, ho letto in un libro di Kraus. Va bene, finisco qui perché ricordo che agli ambasciatori di Samo che avevano tenuto un lungo discorso, gli Spartani dissero: abbiamo dimenticato il principio e perciò non abbiamo capito la conclusione. Questo almeno racconta Plutarco.
Il lettore mi perdonerà e sarà finalmente libero di leggere questa meravigliosa storia dove, come ha confessato il divo Eco a proposito di Il nome della rosa, non c'è una parola di mio. E con questo, caro lettore, concludo. Dio ti dia salute e non si scordi di me. Vale.
P. S. L'ultima frase è ancora di Cervantes (Don Chisciotte, I, Prologo), citata da Stendhal in Il rosso e il nero.
lunedì 22 maggio 2006
Littorina
domenica 21 maggio 2006
sabato 20 maggio 2006
venerdì 19 maggio 2006
mercoledì 17 maggio 2006
Da paura, il mio campione. L'ho pure salutato con il braccio teso a pugno gridando "VAI GIBO". E lui mi ha sorriso, mostrando di notarmi. Che giornata! CHE GIORNATA!!!
domenica 14 maggio 2006
A volte mi capita di provare rancore ed è una cosa che odio. Sì, è un sentimento che dovrebbe essere bandito dal cosmico garbuglio dell'anima umana. Lo odio perchè è sbagliato, è tutto sbagliato. E rimango male quando qualcuno prova rancore nei miei confronti, per colpa di mie parole, di mie azioni, del mio modo di essere. Io, quando parlo, penso, rido, dico, piango, gioco, lo faccio nel modo più innocente e leale possibile. Non vorrei mai che qualcuno ne risentisse. Innocente, ho detto. Leale, ho detto. E non capisco, NON VOGLIO che qualcuno con cui sto bene, che mi fa ridere, che mi ascolta, vada via per questo. Non è cercare una mezza misura, no. Questo non piace neanche a me. La cultura del compromesso non credo sia una conquista dell'umanità. Ma il bello di ANIME A COLORI che giocano su questa palla impazzita a spasso nell'infinito nero è quello di poter schizzare in tutte le direzioni, di poter imboccare strade su strade. Senza guardarsi in cagnesco se una non segue l'altra.
sabato 13 maggio 2006
Capitolo Due
venerdì 12 maggio 2006
Il migliore
Dolomiti
Non le ho mai viste dal vivo, ma le Dolomiti le ho sempre conosciute, vuoi per i libri scolastici, vuoi per il fatto di essere un orgoglio nazionale e mondiale, vuoi per il mio adorato ciclismo che con il suo Giro dell'Italia, ogni anno passa e rende testimonianza. Le Dolomiti, le montagne che si sfarinano nonostante la possanza e la mole. E i giochi di luce, fenomenali ed inattesi. Vorrei essere come loro.
Forse, però, già lo sono. Quando vivo dei miei silenzi. Quando ruggisco insieme alle mie valanghe interne. Quando risplendo - sì, a volte capita - di rosa ed arancio e rosso e bianco. Sono fiero di esserlo.
E le mie decisioni, anche se a prima vista possono essere errate, cieche, distruttive, felici, perfette, bieche, indifferenti, piene di sentimenti contrastanti, ritardate, impulsive, sono mie, e mie restano. Io perdo, io vinco. Qualcuno può sentirsi trascinato, ma io non devo chiedere alcuna scusa, non devo dire niente. Quando so di non star facendo nulla di male e quando credo di essere nel giusto, non mi giustifico e lascio scorrere.
Queste parole mi pesano. Perchè non sono aduso a discorsi del genere, non mi piace sentirmi in dovere di parlare.
Ma le Dolomiti le ho nel cuore.
giovedì 11 maggio 2006
lunedì 8 maggio 2006
Agonia
sabato 6 maggio 2006
Annuncio
Ad Ingegneria, qui a Pisa, si trova di tutto. Basta fermarsi davanti qualsiasi bacheca e leggere gli annunci.
<<Per favore, rispondimi. Hai detto che non ti sei fatto avanti con lei perchè era "troppo". Perchè salutarsi e basta con una donna se per te era tutto?>>
<<Voglio dire che quando incontri una sconosciuta che riassume quanto di più bello, di più puro, di nobile ed alto hai mai desiderato in una donna, e nel contempo ne intravedi le vertiginose cadute, intuisci i suoi orrori, conosci l'astio che cova, avverti le paure che la divorano, prevedi l'effetto degli anni che inevitabilmente la consumeranno, e tutti insieme questi elementi, positivi e negativi, danzano selvaggiamente dinanzi a te nella compostezza immobile di un "Buonasera, come sta?", se davvero li comprendi negli abissi di te stesso, tutti, sia gli elelmenti in accordo che quelli in dissonanza con le tue armonie segrete, e sai per certo che li lascerai liberi di esprimersi e di combinarsi assieme a mille altri elementi, uomini o fatti che ti resteranno per sempre sconosciuti, le sole parole che puoi permetterti di pronunziare, senza rischiare di mettere a repentaglio quella possibilità fra un miliardo che fra di voi nasca un amore, sono: "Buonasera, io sto bene, grazie, e lei?". Insistere non è necessario.>>
da L'Incosciente - Diego Cugia
giovedì 4 maggio 2006
mercoledì 3 maggio 2006
Arrivo a casa di Andy, lo suggo e ci avventuriamo verso Capannori, paesello della Lucchesia tra Piccionaia a Atraccoli (spero di aver colto nel segno, geograficamente e toponomasticamente parlando).
A fare che?
CONCERTONE DI ELIO E LE STORIE TESE!!!
L'immagine simbolo penso possa essere questa:
dove il mitico Mangoni, qui nelle vesti di Supergiovane, domina gli astanti...
Mamma mia, che concerto pauroso. La definizione del Lancio, tecnicamente parlando, di "Dream Theater dei poveri" è perfetta. Ma è l'emozione aleggiante che non si può spiegare... come fai a ridure degli inni generazionali a pure parole ed assiomi? John Holmes, Il vitello dai piedi di balsa, Uomini col borsello, Cara ti amo, Shpalman, Fossi figo, Supergiovane.... troppo troppo.... e anche Tapparella, Valzer transgenico e tante altre.... Insomma, "pariante" da pariare.
E non finisce qui.
Eh no, infatti quando un gruppo è dotato di coglioni, che fa? Registra in diretta il concerto appena eseguito e lo inzuppa in un cd. L'uditore, a questo punto, con nelle orecchie ancora l'eco della telefonata di Servi della Gleba ad opera di Faso, guarda il cd, gurda il portafogli, il cd, i soldi, il cd, i soldi (12 euro), il cd, i soldi, il cd, i soldi, poi pausa, poi ancora il cd, i soldi, il cd, i soldi che si trasferiscono nelle mani del ciddaro, IL CD NELLE PROPRIE MANI!!!
E, avendo dovuto aspettare, chi ti becco.... IL GRUPPO CHE FIRMA AUTOGRAFI. SUL MIO CD!!!! Non ci credete? E allora guardate qui sotto...